Non ricordo esattamente la prima volta in cui mi domandai “Chi sono io?”, ma sono sicuro che questa domanda si presentò chiaramente alla mia consapevolezza quando mi chiesero quale percorso di studio volessi intraprendere dopo le scuole medie.
I miei insegnanti continuavano a darmi consigli benintenzionati e spesso contraddittori, ma io avevo l’impressione che nessuno di quei suggerimenti mi si addicesse davvero. Sentivo che c’era qualcosa di me che mi sfuggiva e che non poteva essere definito da nessuna di quelle opzioni. Iniziò così la mia vera ricerca: quella di me stesso
Ma quando iniziai a chiedermi chi sono, rimasi deluso dalla difficoltà di trovare una risposta univoca e rassicurante. Al contrario, iniziarono a presentarsi domande ancora più articolate: “Che cosa mi definisce?”, “Sono il mio corpo?”, “Sono i miei pensieri?”, “Sono le mie emozioni?”, “Sono quello che penso di essere?”, “ Sono quello che altri pensano di me?. Queste domande mi aiutarono sicuramente ad approfondire la mia ricerca, ma furono soprattutto alcune idee che appresi ed elaborai durante il mio cammino esistenziale che mi aiutarono ad entrare in un contatto più sincero ed onesto con me stesso. Per questo motivo voglio condividerle con voi.
1. Nessuno è la versione definitiva di se stesso.
Nonostante tendiamo a percepirci come individui che non cambiano facilmente, siamo tutti impegnati in un processo di cambiamento costante. Le nostre esperienze, quelle scelte o quelle subite, ciò che impariamo, la qualità delle nostre relazioni, le idee che elaboriamo o che decidiamo di abbracciare, l’ambiente in cui viviamo, sono solo alcune delle cose che possono cambiarci, anche in modo sostanziale. Questo succede perché il nostro sistema nervoso è plastico e si adatta in modo funzionale alla nostra vita (e per vita intendo tutto ciò che succede fuori e dentro noi stessi). Per cui, volenti o nolenti, tutti cambiamo, così come cambiano le situazioni e le relazioni che cerchiamo disperatamente di mantenere intatte. Siamo tutti inseriti in un flusso di cambiamento continuo: cresciamo, invecchiamo, cambiamo idee, proviamo emozioni e sentimenti diversi e contraddittori, ci innamoriamo (e ci disinnamoriamo), creiamo (e distruggiamo), e così via.
Questo mi fa ricordare il concetto buddista di impermanenza. Secondo questo concetto, nulla è immutabile e tutto è passeggero. Questa idea ci invita ad accogliere noi stessi e ciò che ci circonda in modo non giudicante, e di osservare con curiosità (e rispetto) il continuo cambiamento che avviene dentro e intorno a noi. Secondo il buddismo, infatti, il cambiamento è l’unica certezza. Per questo motivo, ascolto sempre con molto interesse, e con un pochino di diffidenza, le persone che si descrivono usando frequentemente le parole “Mai” e “Sempre”. “Mai” e “Sempre” sono la premessa per la creazione di una realtà illusoria che poco si adatta a come procede la vita.