“Tutti, prima o poi, possiamo sentirci bloccati”
Indipendentemente dalla provenienza, dall’etnia, dall’età, dalla professione o dal livello di istruzione, tutti, prima o poi, possiamo sentirci imprigionati in una situazione da cui non riusciamo ad uscire. Così, anche ne Il Mago di Oz, i protagonisti si trovano bloccati nella loro storia personale. Dorothy, ad esempio, si ritrova inizialmente intrappolata nella sua paura e della sua frustrazione, lo spaventapasseri nel suo scetticismo, l’uomo di latta nella sua impotenza e il leone nella sua paura e nella sua ansia.
“Tutti abbiamo bisogno di strumenti per uscire dalle situazioni di impasse”
Uscire dalle situazioni in cui ci sentiamo intrappolati richiede strumenti e strategie efficaci. Molti di questi strumenti sono a nostra disposizione e a volte non sappiamo come usarli, altri invece dobbiamo trovarli lungo il cammino. Quando Dorothy arriva nel mondo di Oz, la fata Glenda le indica la strada di mattoni gialli per arrivare al Mago e le dona le scarpette rosse (scarpette che l’avrebbero protetta durante il cammino). Se non le fossero stati dati questi due strumenti e se non avesse deciso di utilizzarli, Dorothy non avrebbe potuto intraprendere e concludere il suo cammino, ma sarebbe rimasta bloccata nel Paese dei Munchkin.
“Per realizzare i nostri desideri dobbiamo metterci in viaggio”
Dorothy avrebbe potuto arrivare al Mago di Oz su un tappeto magico, Invece, per arrivare dal mago e realizzare il suo desiderio di tornare a casa, deve intraprendere una strada sconosciuta e avventurosa. Il cammino di Dorothy ci ricorda che per arrivare a destinazione dobbiamo fare un passo alla volta, prendendo in considerazione che ci saranno contrattempi, inconvenienti, soprese e regali inaspettati. Ci ricorda anche che anche nel mezzo della disperazione ci possono essere colpi di scena. In più, Glenda, la fata buona, spiega a Dorothy che per iniziare la strada deve “partire dall’inizio”, quasi a voler sottolineare che non è possibile anticipare o saltare dei passi per compiere il nostro viaggio verso la realizzazione dei nostri desideri.
“Attento a quello che pensi: potrebbe ostacolare il tuo cammino”
Nonostante molti di noi vogliano apportare cambiamenti positivi alla loro vita, la nostra mente può remare contro la direzione dei nostri desideri. Prendiamo in considerazione, infatti, che la mente, per risolvere problemi, tende a utilizzare strategie conosciute piuttosto che esplorare nuove modalità di pensiero. Ad esempio, la strega cattiva dell’Ovest tenterà di convincere Dorothy che non riuscirà ad ultimare il suo viaggio. E lo farà in tutti i modi: svalutandola, denigrandola e minacciandola. La strega dell’Ovest rappresenta così le convinzioni e i pensieri limitanti che abbiamo su noi stessi e sul mondo e che, spesso, possono auto-sabotarci. Liberandoci da questi pensieri possiamo sperimentare un nuovo modo di approcciarci al mondo. Ad esempio, quando lo spaventapasseri uccide inavvertitamente la Strega dell’Ovest, tutti i protagonisti riconoscono la libertà che emerge quando ci liberiamo dai nostri pensieri e dalle nostre convizioni limitanti.
“Tutti abbiamo bisogno di una guida, di tanto in tanto”
John Donne scrisse: “Nessun uomo è un’isola”. E in effetti, più di quanto pensiamo, abbiamo bisogno di un supporto esterno. Che sia un amico che ci ascolta e ci consiglia, che sia un formatore che ci insegna qualcosa di cui abbiamo bisogno, che sia un coach o uno psicoterapeuta, capita che, durante il nostro viaggio esistenziale, ci sia la necessità di qualcuno che ci supporti e che ci offra quella guida di cui abbiamo bisogno. Sia il Mago di Oz che Glenda, infatti, supportano la crescita dei personaggi offrendo loro una visione alternativa della loro storia. In questo modo, sia il mago che la fata buona, danno ai protagonisti la possibilità di incrementare la loro autostima e di prendere consapevolezza delle loro risorse.
“Le risorse di cui abbiamo bisogno sono spesso già in nostro possesso. Ma abbiamo bisogno di un 'viaggio' per rendercene conto”
Come Dorothy che, una volta arrivata alla fine del suo percorso, si rende conto che avrebbe avuto la possibilità di tornare a casa in qualsiasi momento grazie alle sue scarpette rosse, allo stesso modo capita a tutti di non aver consapevolezza delle risorse che abbiamo a disposizione e che potrebbero catapultarci esattamente dove vorremmo essere. A volte però non siamo pronti per vedere quello che è già presente in noi e abbiamo bisogno di un percorso esistenziale per maturare la possibilità di prenderne consapevolezza.
“Non c’è nessun posto come casa”
Il desiderio di Dorothy è quello di tornare a casa. Mi piace, però, pensare alla “casa” come ad una metafora che rappresenta il nostro sé più autentico, quella parte essenziale di noi alla quale spesso non siamo in grado di accedere facilmente. Grazie al suo percorso e dopo aver incontrato l’amorevolezza, l’intelligenza e il coraggio (impersonati rispettivamente dall’uomo di latta, dallo spaventapasseri e dal leone), Dorothy si rende conto che l’essenziale è rappresentato da qualcosa di molto semplice che però aveva dato per scontato. In questo modo, il suo viaggio la riporta esattamente dove era iniziato, ma con una consapevolezza diversa che le dà la possibilità di apprezzare quello che prima non riusciva a vedere chiaramente.
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